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Sorrento

Roberta Magliocca

15 Luglio 2014

Vide 'o mare quant'è bello. E c'è il rischio di cadere nella retorica più spicciola descrivendo questi luoghi. Ma come mai si potrebbe parlare di questa città, di questo mare, di questo cielo se non si potessero usare parole come “meraviglia”, “serenità", “stupore”, “bel-

lezza senza obiezione alcuna”. Diverse sono le tesi sulretimologia del nome “Sorrento”.

C'è chi la fa risalire al mito delle sirene, chi la farebbe derivare dal verbo surreo (confluisco). Ma c'è un'unica sola tesi, un'unica sola voce quando, questa città, la si racconta. E‘ la voce di chi il mare lo sente scorrere nelle vene. La voce di chi ha pensieri salati. La storia di Sorrento è una storia di Osci, Saraceni e Normanni. Storia di grandi lotte di nobili famiglie locali. Storia scritta per le strade. Strade che riportano Io schema orto-

gonale delle vie romane. Il centro storico ha mura risalenti al Cinquecento, che fanno

da cornice al Duomo e alla Chiesa di San Francesco d'Assisi, con uno splendido chiostro trecentesco e con un portico dalle note arabeggianti. Storia che si fonde con l'arte del museo Correale, dove sono esposte porcellane di Capodimonte e dipinti del XVll-XVIII secolo, nonché l'opera d'arte più preziosa ed affascinante che si palesa agli occhi di chi, da questo museo, si affaccia: una magnifica vista sul golfo. Guarda, gua’, chistu ciardino; siente, sie’ sti sciure arance: nu profumo accussi fino dinto ’o core se ne va. Principale piazza della città è Piazza Tasso, intitolata così in onore al celebre Torquato Tasso di cui è presente, dal 1870, una statua. Originariamente si chiamava Largo del Castello. infatti, vi

era un castello risalente a Ferdinando D'Aragona che fu demolito nel 1843.

Da Piazza Tasso alla Villa Comunale non sono che pochi passi da percorrere per i vicoli caratteristici della zona. La villa venne realizzata tra il 1877 e il 1879. A picco sul

mare, anche qui la vista toglie il respiro. Ma Sorrento è tanto altro ancora. Se dovessi descriverla con un colore, sceglierei il giallo. Il giallo dei suoi limoni dai quali si produce uno dei limoncelli più buoni che il nostro paese possa vantare. Se potessi descriverla attraverso un sapore, sceglierei quello della sua "treccia"; un formaggio fresco, prodotto in

tutti periodi dell'anno, modellato a mano ed intrecciato. Sublime. Se riuscissi a cantarla, sussurrerei: vide ’o mare de Surriento, che tesoro tene nfunno, chi ha girato tutto ‘o

murino, nun l'ha visto comm ‘a ccà. E quale potrebbe essere la maggiore risorsa economica di questo posto incantevole, se non l'industria turistico -alberghiera: otti-

me attrezzature balneari (numerose spiagge:Marina Piccola, Marina Grande, Spiaggia Leonelli, ecc.) e un piccolo porto peschereccio (Marina Piccola). Numerosi sono gli eventi culturali che caratterizzano la Penisola: le processioni del Cristo Morto durante la Settimana Santa, l'estate musicale, i numerosi tornei

sportivi e i premi d'arte. Inoltre, la città ospita una rassegna cinematografica chiamata “ln-

contri Internazionali del Cinema".

E, a proposito di cinema, del bel cinema, di quello sano, di qualità, ricordiamo che proprio

a Sorrento fu girato il film “Pane, amore e..." con Sofia Loren e Vittorio De Sica. Chi ha sentito il caldo delle sue rocce sotto i piedi, chi ne ha captato le voci, chi ne ha percepito i colori, chi ne ha sentito i battiti, non può aver lasciato la Penisola senza aver ascoltato nell'aria le note di un invito al ritorno...ma nun me lassà, nun darme stu turmiento, torna a Surriento, famme campa!

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